Indicazioni
L’intervento di artroprotesi di anca trova indicazione nelle patologie degenerative dell’anca ea seguito di eventi traumatici quali le fratture del collo del femore.
Tra le patologie degenerative dell’anca, la più diffusa è senz’altro l’ATROSI, che colpisce la cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare.
Si tratta di una patologia che genera dolore a livello inguinale che a volte raggiunge il ginocchio o il gluteo e provoca difficoltà nei movimenti.
Questo processo degenerativo può essere causato da fattori congeniti quali alterazioni strutturali, fattori acquisiti quali osteoporosi, traumi, necrosi ecc. e da patologie infiammatorie dell’articolazione (artrite reumatoide).
La frattura del collo del femore è molto frequente in età avanzata e nelle donne, a causa della diffusione dell’osteoporosi.
Per questo evento traumatico sono indicati due trattamenti: l’intervento chirurgico di riduzione e sintesi della frattura (particolarmente indicato in età più giovane) o la sostituzione protesica (in età più avanzata).
L’intervento di protesi totale di anca
Come per l’artroprotesi di ginocchio, la tecnica robotica della protesi totale di anca consiste nell’applicazione di una protesi con l’ausilio della tecnologia Mako. Questa, si avvale di un sistema computerizzato che elabora un modello 3D dell’anca da operare sulla base delle immagini TC 3D acquisite prima dell’intervento.
Viene così creato un modello virtuale dell’anca a tre dimensioni che, insieme alle informazioni trasmesse dai sensori posizionati sull’articolazione durante l’intervento, serve per elaborare le istruzioni chirurgiche corrette utili a posizionare la protesi nella giusta sede e bilanciarla in modo perfetto.
Durante l’intervento, il chirurgo fornisce al sistema robotico, grazie a dei sensori posizionati sull’articolazione, ulteriori parametri che danno origine al modello 3D definitivo.
Grazie a queste informazioni, il chirurgo procede alla resezione del collo del femore e, grazie ad una fresa montata sul braccio robotico, applica la protesi di prova e prepara l’alloggiamento della coppa acetabolare. Il tutto sotto il diretto controllo del sistema Mako.
Solo una volta verificato che la protesi di prova sia correttamente funzionante, il chirurgo procederà a impiantare la protesi definitiva.
L’incisione varia tra gli 8 e i 10 cm e viene eseguita in sede anteriore.
La mini-invasività della tecnologia robotica consente di preservare i tessuti muscolari, di contenere la perdita di sangue durante l’intervento e di minimizzare il dolore post-operatorio.
Salvo condizioni cliniche particolari, il giorno stesso dell’intervento e, al massimo, il giorno successivo, il paziente è già in grado di compiere i primi passi, con un deambulatore, caricando il peso sull’arto operato, minimizzando l’uso di farmaci analgesici.
Il ritorno a casa può avvenire già nella prima settimana, proseguendo il programma riabilitativo per tre/quattro settimane.
Il sistema robotico Mako, attualmente, non può essere applicato negli interventi di revisione.
Il sistema Mako sfrutta le immagini TAC del paziente per creare un modello 3D specifico per ogni paziente sul quale il chirurgo può eseguire una simulazione avanzata dell’intervento e valutare i risultati clinici.
In questo modo è possibile sapere anticipatamente quale sarà la protesi più adatta per ciascun paziente.